09 Set
Ancora una volta, come da più di un anno a questa parte non sappiamo cosa sarà della scuola e dell’ insegnamento. Non lo sappiamo ora, non soltanto perché siamo tutti alla mercè di questo virus letale e infido, ma non lo sapremmo nemmeno se il giornale fosse stampato in diretta, perché, come è ormai evidente anche ai più distratti, sulla scuola (e non solo) la politica tende a fare molte chiacchiere, secondo il termine assai efficace che Rino Di Meglio ha usato in un suo comunicato stampa e su cui si sofferma nell’ intervista a Ester Trevisan a pag 3, Settembre, andiamo…dichiarando così che a settembre la Gilda, fatti naturalmente i conti con la pandemia, darà inizio a forme di protesta contro il lungo elenco di promesse mai mantenute. Non solo chiacchiere ma anche potremmo dire sotterfugi a danno dei docenti, come la questione del bonus docenti, affogato nel Fondo di Istituto in una distribuzione allargata a tutto il personale della scuola. A pag.24, Per fis e bonus: la debàcle dei docenti, Stefano Battilana e Andrea Patassini dimostrano come quei fondi, riservati al personale insegnante, siano stati dirottati altrove.
Nel silenzio, anzi nel consenso, generale, ma non della Gilda. Chi rappresenta dunque i docenti?
Del resto, sembra ormai evidente che le chiacchiere servano a fare velo sulle effettive intenzioni del governo sul destino e sulla funzione della scuola. Intenzioni non nuove che confermano “Il lungo addio della scuola istituzione”, come recita, pag.7, il titolo del convegno del 5 ottobre 2021, Giornata internazionale degli Insegnanti, che si terrà a Roma, organizzato tradizionalmente dalla Gilda, con cui si intende presentare un contributo originale al dibattito, troppo spesso monocorde e scontato, della politica e dei presunti esperti di scuola. Queste intenzioni sono evidenti nel PNRR, i cui contenuti sono orientati al mercato e all’ industria, come dimostra Gianluigi Dotti, nella sua analisi di pag. 4-5, Recovery plan e scuola: mercato, industria, socialità vs pensiero critico e di cui il ministro Patrizio Bianchi sembra essere un paladino convinto, come i suoi scritti e discorsi dimostrano: a pag. 6, Fabrizio Reberschegg ne dà una convincente argomentazione, L’ineffabile pensiero del ministro Patrizio Bianchi e il mito del capitale umano. Ovvero, mestieranti per l’ insegnamento.
Il concetto di capitale umano, con l’ illusione che gli uomini ne siano proprietari, ha guidato coloro che hanno puntato sui bonus individuali, ai giovani e agli altri, chiedendo non investimenti nelle istituzioni, di cui i singoli potrebbero beneficiare sotto forma di servizi collettivi, ma somme personali da spendere nel mercato. Una visione neo liberista che Einaudi, liberista, non avrebbe condiviso. Ce ne parla Francesco Pallante, pag. 8, Letta, Draghi e la dote ai giovani: un’inarrestabile corsa verso una logica liberista, a destra di Einaudi. Che la scuola debba rimanere un’ istituzione, con l’ unico scopo di formare i nuovi cittadini, ne è profondamente convinta Dacia Maraini, autrice di un bel testo di fiducia nella scuola e negli insegnanti, intitolato, La scuola ci salverà. Nell’ ampia e generosa intervista a Ester Trevisan, la scrittrice dichiara apertamente la sua grande stima nei docenti, La scuola non deve produrre niente, deve formare il futuro cittadino, pag. 12-13. Un futuro cittadino che viene educato al senso di impotenza, da genitori, esperti e scuola e non ad affrontare gli eventi stressanti. Frank Furedi, nell’articolo, Educare al senso di impotenza è sbagliato, tradotto da Alberto Dainese e pubblicato a pag. 16-17.
Le scuole di cui molto si è parlato, non sempre a proposito, invocandone l’ apertura a prescindere, durante la chiusura per pandemia, senza affrontare il problema della condizione concreta delle stesse, dei pericoli presenti, non in subordine, delle responsabilità civili e penali del personale docente. Antonio Massariolo è riuscito a colmare una colpevole e ingiustificata carenza dell’amministrazione dello Stato: così solo con la competenza di giornalista di inchiesta è riuscito pazientemente a raccogliere i dati di tutte le scuole italiane e a fissarne un’ immagine globale, A scuola tutto bene? Un’ analisi dello stato di salute della scuola italiana, pag.14, mentre a pag.15, dopo la sentenza di condanna di un insegnante per la morte di un bambino, Renza Bertuzzi, con l’ ausilio di vari interventi di Rino Di Meglio, fa il punto sulla Responsabilità a scuola.
Sempre sulla scuola, il tema dei concorsi riservati per insegnanti, delle numerose bocciature e delle polemiche sulla impreparazione dei candidati, Antonio Antonazzo affronta il tema con dati e argomenti, Un concorso tutt’ altro che straordinario, pag.10-11
Tre contributi rispondono, con riferimenti diversi, al problema della pandemia da Covid e alla indubbia confusione che si è creata, facendo saltare i punti di riferimento mentali e politici , base della democrazia e della scienza consolidata. Il primo riguarda la vaccinazione contro il virus, di cui abbiamo già parlato e di cui continuiamo ad occuparci. La vaccinazione è uno strumento che ha salvato vite nel passato, è un risultato della ricerca scientifica ed è una conquista. Gli indubbi guadagni delle società farmaceutiche ci devono spingere a chiedere la diffusione democratica delle cure e non la loro negazione. I vaccini sono per ora l’ unica arma a disposizione, per questo riteniamo sia giusto e democratico chiederne non la sospensione, bensì l’ allargamento ai Paesi poveri, dove si muore rovinosamente. Salute e istruzione vanno di pari passo, sono diritti universali della cittadinanza e questi intendiamo sostenere uniti per essere cittadini e non consumatori, secondo il dettato della nostra Costituzione come spiega bene Gianfranco Meloni, a pag. 20, Basta un poco di zucchero?
La scienza e le opinioni, doxa ed episteme, direbbero i filosofi. È possibile che tutte le opinioni siano sullo stesso piano? Che i negatori della Shoah e i terrapiattisti possano lamentare di non essere stati considerati? Un tempo saremmo inorriditi, ma ma erano i tempi in cui parlava chi sapeva. Quindi, gli scienziati seri sono messi sullo stesso piano dei leoni da tastiera e in Inghilterra è stata promosso dal Governo Johnson un impressionante disegno di legge che impone alle Università di dare voce a tutte le opinioni, compreso forse il negazionismo. Una malintesa forma di democrazia o un segno della follia dei tempi? Marco Morini ne parla a pag. 21, Democrazia impazzita. Con le peggiori intenzioni.
È possibile che, sempre in virtù della supremazia dell’opinione, la società dello spettacolo dia spazio e voce a ogni convincimento, non serio né rigoroso? Così è : Fabrizio Tonello a pag. 22 recensisce due libri sul tema, Come la società dello spettacolo impoverisce Il dibattito pubblico (e favorisce l’assalto alla scienza).
di Renza Bertuzzi