Obbligo di formazione. La maggioranza cerca di imporre 25 ore sul sostegno

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Nella bozza di legge di bilancio c’è una norma controversa che imporrebbe un obbligo di formazione

Nella bozza della legge di bilancio c’è una norma il cui contenuto non potrà essere apprezzato dal corpo docente.

Cosa dice la legge di bilancio

L’articolo 165 della legge di bilancio prevede che: “Il fondo di cui all’articolo 1, comma 125, della legge 13 luglio 2015, n. 107 è incrementato di 10 milioni di euro per l’anno 2021 per realizzare interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità. Detta formazione è finalizzata all’inclusione scolastica dell’alunno con disabilità e a garantire il principio di contitolarità nella presa in carico dell’alunno stesso. Con decreto del Ministero dell’istruzione, da adottarsi entro 30 trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti le modalità attuative, prevedendo il divieto di esonero dall’insegnamento, i criteri di riparto, le condizioni per riservare la formazione al solo personale non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, la determinazione delle unità formative comunque non inferiori a 25 ore di impegno complessivo, criteri e modalità di monitoraggio delle attività formative di cui al presente comma“.

Tentativo maldestro di imporre un obbligo di formazione per i docenti?

La norma è nebulosa, ma sembra spingere in direzione dell’imposizione di un obbligo formativo per gli insegnanti – senza prevedere né l’esonero dal servizio, né qualche forma di pagamento per questo ulteriore aggravio di funzioni attribuito al corpo docente.

Il giudizio della Gilda degli insegnanti

Per questo è già arrivata “una netta bocciatura” da parte della Gilda degli insegnanti. Secondo Rino Di Meglio è “inaccettabile la proposta di porre un obbligo di almeno 25 ore per tutti i docenti che si trovano impegnati in classi con alunni con disabilità”.

La formazione è sicuramente importante, ma in questo modo rappresenta un’incursione sulle prerogative contrattuali ed anche sulle scelte professionali, una sorta di aggiornamento di Stato che non è ammissibile. La formazione deve essere riconosciuta adeguatamente a livello stipendiale nel contratto e non può essere imposta senza esonero dal servizio”.

(da InfoDocenti.it)

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