Ma sarà davvero ripartenza il 7 gennaio?

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Nonostante la sicurezza mostrata dal governo, con in prima linea Azzolina e Lamorgese, titolari dei dicasteri dell’istruzione e degli interni, la strada per la riapertura delle scuole il 7 gennaio non sembra così in discesa. La ministra degli interni Lamorgese ha mostrato soddisfazione per il lavoro di coordinamento svolto dai prefetti che hanno dato l’ok per il ritorno in classe, stessa cosa dicasi per il ministro dei trasporti Paola De Micheli. In realtà già da giorni, dapprima il prof. Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Speranza e poi il sottosegretario Silieri hanno chiesto prudenza.

Con il prof. Ricciardi che chiede di proseguire almeno fino a metà gennaio con la zona rossa.

I DUBBI DELLE REGIONI

In queste ore anche le regioni stanno esprimendo dubbi in merito al rientro in classe. Sembra già scontato il no di De Luca, presidente della Regione Campania, ma anche Puglia e Veneto nutrono molte perplessità. L’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato chiede al governo di non riaprire le scuole, ma non si riferisce solo al Lazio dove i contagi sono circa 2000 al giorno. In un’intervista dichiara che la richiesta è per l’Italia intera. Dove si riaprirà l’organizzazione sarà molto variegata sul territorio, con regioni e comuni che stanno andando in ordine sparso. Emilia Romagna, Veneto, Molise, Basilicata e Sardegna manterranno gli ingressi per tutti alle 8, così non sarà in Lombardia e probabilmente in Piemonte. I moduli orari di lezione saranno ridotti a 45/50 minuti e in molte scuole l’uscita sarà prevista alle 16. Quest’ultima, una soluzione che non piace nè ai dirigenti, nè ai professori, consapevoli che fare restare i ragazzi a scuola fino alle 16.00 è didatticamente poco produttivo. A Soli cinque giorni tutto è ancora molto confuso e la gran parte degli studenti italiani sella secondaria di secondo grado, dei docenti e dei dirigenti, non ha certezze sulla ripresa.

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