Fisico Battiston. La scuola ha fatto da detonatore. Azzolina sbaglia. Battiston è stato Presidente dell’Agenzia spaziale

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Fisico è stato presidente dell’agenzia spaziale.

Il fisico Roberto Battiston , dati alla mano , si esprime in merito alle decisioni della ministra Azzolina. L’occasione è stato un articolo dell’Huffingtonpost in cui lo stesso fisico spiega come sia stata la riapertura della scuola a far esplodere il contagio. Secondo Battiston alla data del 30 settembre la crescita del virus si stava attenuando.

L’allarme lanciato da Battiston

“Dal  primo ottobre ha ripreso a salire velocissima raddoppiando ogni 11 giorni e superando, oggi 21 ottobre, di gran lunga il massimo raggiunto in aprile: siamo a 142.739 infetti, questo significa che se l’aumento si manterrà così intenso tra 10 giorni potremmo superare i 300.000, tra meno di 20 giorni potrebbero salire a più di 600.000. Siamo entrati in una fase di crescita esponenziale: è stato detto e ridetto, nessun sistema sanitario può sostenere una crescita esponenziale se non per tempi brevissimi.

Per capire cosa scatta il primo ottobre, dobbiamo cercare qualcosa che è successo circa una settimana prima, essendo questi i tempi tipici tra il contagio e la rivelazione dei sintomi. Cosa è successo il 24 settembre? Una cosa balza all’occhio: è iniziata la scuola in Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Abruzzo; in Sardegna il 22 settembre. Nella maggior parte di queste regioni, in effetti, osserviamo crescite esponenziali a partire dall’inizio di ottobre che si sommano a crescite già molto rapide nel periodo post-estivo.

Per potere trasformare questi sospetti in qualcosa di più solido sarebbero necessari dati più accurati relativi al mondo scolastico. Fortunatamente sono  da poco disponibili, anche se purtroppo non articolati per regioni, dati del Ministero della Salute e del Ministero dell’Istruzione relativi alla popolazione scolastica nel periodo 26 settembre – 10 ottobre. I dati annunciati dalla ministra Azzolina a dimostrazione che a scuola va tutto bene sono in realtà allarmanti, se non consideriamo solo i numeri assoluti ma seguiamo l’andamento progressivo dei casi e li confrontiamo con la popolazione italiana. Nella settimana 26 settembre – 3 ottobre il ritmo di crescita di infetti nel personale docente è lo stesso di quello del resto della  popolazione italiana, quello del personale non docente è poco più elevato (circa l’8%), mentre quello degli studenti è del 36% più elevato del resto della popolazione. Nella settimana seguente la situazione cambia drasticamente: il ritmo di crescita degli infetti tra gli studenti è 2,65 volte (+265%) più alto che per il resto della popolazione, quello del personale docente è esattamente il doppio (+200%), quello del personale non docente è 1,67 volte  (+167%) più alto del resto della popolazione italiana!

Questi dati sono impressionanti: la dinamica della crescita sembra proprio essere legata ai giovani in quanto principale veicolo di trasmissione nella società, probabilmente per una serie di comportamenti non necessariamente legati solo alla scuola, ma ad abitudini sociali che si sviluppano anche  esternamente all’orario scolastico. Con la riapertura delle scuole, circa 8 milioni di giovani in età scolare hanno iniziato a frequentarsi regolarmente negli edifici scolastici portandosi dietro gli effetti delle loro frequentazioni, sport, trasporti, attività extrascolastiche e abitudini sociali. Questo ha provocato probabilmente un formidabile effetto amplificatore che partendo dai ragazzi, tocca, in ordine di intensità decrescente, insegnanti e operatori scolastici, persone che vivono per varie ore ogni giorno in contatto con loro (oltre che, ovviamente, i propri familiari e tutte le persone con cui hanno contatti fuori dalla scuola). Sarebbe dirimente per confermare o smentire queste ipotesi avere un quadro dei focolai sorti in ambito scolastico. Purtroppo sembrano esserci gravi limiti alla tracciabilità: quando si manifesta un caso spesso le classi vengono messe in quarantena, ma non vengono sottoposte a tampone e quindi manca il riscontro sui singoli casi.

Gli sforzi richiesti alle scuole in termini di riorganizzazione della logistica interna sono stati enormi, ma alcuni limiti come la non obbligatorietà delle mascherine in classe, la esigua misura del metro per il distanziamento, la resistenza ad areare le aule durante i mesi freddi possono porre dei dubbi sulla efficacia complessiva del sistema di protezione. Certamente le scuole sono più sicure delle restanti occasioni di socializzazione dei ragazzi, ma restano un fenomenale luogo di contatti per una categoria di persone, gli studenti, che poi ha molte altre opportunità di socializzare trasversalmente anche con ridotto rispetto delle norme di distanziamento e protezione”.

(da InfoDocenti.it)

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