07 Feb
La sintesi dell’Atto di Indirizzo del Ministro Bianchi all’ARAN per l’apertura delle trattative per il prossimo CCNL presentata ai sindacati è un documento apparentemente generico e “aperto”, ma al suo interno nasconde una serie di trabocchetti che possono influire molto negativamente sul lavoro dei docenti.
Tralasciando le solite promesse mai rispettate nel passato (consolidamento dell’assetto delle relazioni sindacali, implementazione degli strumenti di partecipazione sindacale) e che interessano più le burocrazie sindacali che i bisogni della categoria, si apre il problema della formazione, delle carriere, dell’orario di lavoro effettivo..
“La formazione continua è un diritto e un dovere del personale che si esplica all’interno dell’orario di servizio”: così recita il testo presentato dal Ministro. Il problema sostanziale è come si interpreta il termine orario di servizio. Se si intende che nell’ “orario di servizio” si comprende tutto il periodo retribuito anche in assenza di attività didattica ordinaria (periodi di sospensione dell’attività didattica – Natale, Pasqua, periodi estivi) si tratta di fatto di un pesante aumento dell’orario di lavoro. In questo momento per orario di lavoro oggettivamente si intende l’orario di cattedra più le 40 ore dedicate agli organi collegiali (collegio docenti e sue articolazioni) e le 40 ore dedicate ai consigli di classe. Vengono compresi nell’attuale orario di lavoro tutti i consigli di classe finalizzati alle valutazioni intermedie e agli scrutini finali. Ovviamente nella funzione docente restano tutti gli impegni in quantificabili relativi alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, ecc.
Nell’Atto di Indirizzo si mette il rilievo che l’ulteriore impegno previsto per la formazione per il personale dovrà considerare il principio della “remunerazione per il lavoro svolto al di fuori dell’orario di servizio”. Sembrerebbe che si facesse pertanto riferimento all’orario di lavoro con pagamento delle ore aggiuntive. Il tutto è molto ambiguo e soprattutto non si capisce come sarebbero pagate le attività eccedenti. Nella parte della formazione e dell’orario di servizio si reintroduce inoltre il principio della valorizzazione e della carriera dei docenti. Il riferimento è all’art. 24 del CCNL 2006-2009: 1. Le Parti confermano gli esiti, sottoscritti il 24 maggio 2004, della Commissione che ha operato ai sensi dell’art. 22 del CCNL 24.07.03. Le Parti stesse si impegnano a ricercare, in sede contrattuale, in coerenza con lo sviluppo dei processi di valutazione complessiva del sistema nazionale d’istruzione e con risorse specificamente destinate, forme, modalità, procedure e strumenti d’incentivazione e valorizzazione professionale e di carriera degli insegnanti.
Nel PNRR infatti il Governo si sarebbe impegnato ad introdurre una carriera per il personale della scuola. Su come sarà organizzata questa “carriera” non ci sono modelli proposti ufficialmente.
Sta di fatto che il problema di fondo è concernente le modalità decisionali che definirebbero lo sviluppo di carriera. Alcune organizzazioni sindacali dei Dirigenti Scolastici pretenderebbero di avere un ruolo decisivo nella premialità di carriera, altri invece immaginano una carriera legata al “portfolio del docente” e a certificazioni nazionali (vedi concorsi interni).
Non a caso nel documento si introduce la figura delle “funzioni di sostegno all’autonomia scolastica” intese come “funzioni strumentali al PTOF”. Dovrebbero essere “sollecitatori della partecipazione dei docenti al raggiungimento degli obiettivi del PTOF” e, ovviamente, sarà loro dedicata una sessione di formazione specifica. Chi deciderà su tali figure? Il Collegio dei Docenti, oppure il Dirigente Scolastico? E cosa dovrebbe fare un “sollecitatore” dei docenti? E’ un anticipo della pretesa dell’introduzione del cosiddetto middle management anche nell’organizzazione della didattica cui deriverebbero probabilmente emolumenti accessori e il riconoscimento nel portfolio del docente ai fini della “carriera”.
Come è noto la Gilda degli Insegnanti ha sempre osteggiato il principio astratto di una carriera che, priva di una prevista regolamentazione nazionale concordata con le organizzazioni dei docenti, si trasformerebbe in una divisione all’interno di una categoria che ha nella collegialità dell’attività didattica il suo elemento costitutivo.
Aleggia ancora il fantasma di Luigi Berlinguer che aveva previsto scatti di carriera per chi avesse superato un quizzone chiamato da tutti i docenti concorsaccio e che ha portato poi alle sue dimissioni di fatto dopo le grandi manifestazioni dei docenti del 2000.
Nell’Atto di Indirizzo si introduce anche il lavoro a distanza come possibilità di esplicazione della funzione docente, nel rispetto della libertà di insegnamento e nell’ambito delle prerogative degli organi collegiali. Anche questo punto è controverso. C’è il pericolo che si pretenda che i docenti continuino la triste esperienza della DAD e della DDI in casi decisi dagli organi collegiali dove il loro ruolo appare spesso schiacciato sulla figura del Dirigente Scolastico. Sono noti i casi di richieste delle famiglie di attivazione della DAD per i figli malati o addirittura in vacanza…
L’Atto di Indirizzo infine parla di “welfare contrattuale” con possibili aree di intervento nel “sostegno alla genitorialità, a prestazioni sanitarie, formazione e mobilità sostenibile”. La solita fuffa inconcludente se non cambia il contesto generale del quadro dei diritti del lavoro. Fuffa finale, ma pericolosa: si promettono interventi di manutenzione degli Istituti Contrattuali con la creazione di un testo unico delle norme contrattuali sulla scuola (è da 15 anni che tutti lo promettono..) e una revisione della materia delle sanzioni disciplinari. Quando si parla di manutenzione e revisione c’è il rischio fondato che non si vada verso il meglio.
Il tutto condito da risorse spendibili insufficienti. Si calcolano circa 105 € lordi medi di aumento per i docenti. Basta togliere almeno il 30% (tasse e contributi) per capire effettivamente quanto spetterà in busta paga nel prossimo futuro.
Non partiamo con il piede giusto.