06 Mar
Il 6 marzo del 1988 veniva fondata a Roma la “Gilda Nazionale degli Insegnanti–Comitati di base”, nell’intento di incidere sul panorama sindacale italiano, rappresentando esclusivamente la categoria docente. Senza indulgere a simbolismi messianici, i 33 anni della ricorrenza inducono comunque a una riflessione sui tempi e sulla validità delle ragioni di fondazione: la necessità di un’area docenti specifica.
Tocca partire da lontano: il Contratto scuola regola da vari anni i rapporti lavorativi in quell’ambito. Fino al 1992 veniva emanato con DPR, come atto legislativo, poi è arrivata la privatizzazione del rapporto di pubblico impiego e l’autonomia scolastica e, come se fosse un indistinto calderone in cui è l’ambito di lavoro e non le funzioni a distinguere il personale, fu istituito il Comparto scuola, avendo però cura di lasciare fuori i dirigenti scolastici. Ebbene, provate a immaginare, come se, nella Sanità, in banca, nei giornali, nelle Università, ogni unità di personale che vi lavora avesse lo stesso contratto indipendentemente dalla funzione che svolge. Eppure, il lavoro è contraddistinto delle mansioni e non dal luogo di svolgimento: certo, ogni tanto avviene ed esistono certamente contratti di comparto profittevoli, ma in questo federalismo sindacale solo pochi gruppi e con pochi dipendenti (in genere i ministeriali) ci guadagnano in potere contrattuale. Per gli altri finisce per prevalere il ragionamento di gregge che caratterizza la pubblica burocrazia: “ti pago poco, anche se in cambio non ti chiedo molto”.
Dal 1995 esiste quindi contrattualmente e indistintamente il Contratto scuola con cadenza triennale, mai rispettata e quindi spesso in proroga, senza essere appunto mai al passo coi tempi. L’ultima scadenza non rispettata è il 31-12-2018 e da tempo si parla invano di rinnovo. Ebbene, forse stavolta l’attesa non è stata invano, perché nulla ha cambiato la professione insegnante come questo ultimo anno di Covid: va introdotta una nuova figura contrattuale, ancora non riconosciuta ma assolutamente reale:la flessibilità docente, quell’intensificazione da stress didattico, cresciuta a dismisura in tempi di pandemia. Ecco le ragioni di un anniversario, che, come la doppia cifra del titolo, induce alla circolarità: la novità paradossalmente sta proprio nella riproposizione ormai storica ma ancora attualissima di una battaglia che si rinnova, torniamo a rivendicare l’Area Docenti!
(da InfoDocenti.it)