06 Set
Lavoratori fragili. Cosa dice la circolare
La attendevamo da giorni, ed ora è finalmente arrivata la circolare numero 13 del 4 settembre del Ministero della Salute che riguarda i lavoratori fragili ai tempi del Coronavirus.
Non basta l’età per essere considerato lavoratore fragile
Non basta avere più di 55 anni per essere considerato lavoratore fragile: l’età “anche sulla base delle evidenze scientifiche, non costituisce elemento sufficiente per definire uno stato di fragilità”. Secondo la circolare “la maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione va intesa congiuntamente alla presenza di comorbilità che possono integrare una condizione di maggior rischio”. Il 96,1% di chi è morto a causa del Coronavirus presentava uno o più patologie, “Il 13,9% una, il 20,4% due, il 61,8% tre o più”.
Quali sono le patologie più legate la Coronavirus
Secondo la circolare sono le “malattie cronico-degenerative a carico dell’apparato cardiovascolare, respiratorio, renale e malattie dismetaboliche”. In aggiunta “sono state riscontrate comorbilità di rilievo, quali quelle a carico del sistema immunitario e quelle oncologiche”.
Cosa devono fare i lavoratori fragili
I lavoratori possono chiedere al datore l’attivazione di misure di sorveglianza sanitaria. Come spiega la circolare, “le eventuali richieste di visita dovranno essere corredate dalla documentazione medica relativa alla patologia diagnosticata”.
Quali medici possono occuparsi dei lavoratori fragili? Oltre alla figura del medico competente – che non tutte le scuole hanno -, c’è l’alternativa dell’Inail, quella delle “aziende sanitarie locali”, e i “dipartimenti di medicinale legale e di medicina del lavoro delle università”.
Quale potrà essere il responso?
Il medico fornirà “in via prioritaria, indicazioni per l’adozione di soluzioni maggiormente cautelative per la salute del lavoratore o della lavoratrice per fronteggiare il rischio di Sars-Cov-2, riservando il giudizio di non idoneità temporanea solo ai casi che non consento soluzioni alternative”.
I non idonei dovranno “ripetere periodicamente la visita”, che saranno legate all’andamento dell’pidemia ed alle “conoscenze scientifiche” – ovvero la scoperta di un vaccino.