Coronavirus. Il contagio corre anche a scuola

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ItaliaOggi fa alcune elaborazioni sulla base dei dati dell’ISS.

ItaliaOggi in questi giorni ha cercato di fare quello che dovrebbe fare il ministero dell’Istruzione: cercare di capire come il Covid colpisce tra i banchi di scuola.

Propaganda vs. realtà

Ieri il ministro raccontava – senza contraddittorio – alla trasmissione Radio Anch’io che nella scuola ci sarebbero “il 3,5% di focolai rispetto a quelli di tutto il  paese”.

Come abbiamo scritto ieri, si tratta di dati vecchi – 18 ottobre – che non dicono nulla sulla situazione del contagio nella scuola nell’ultimo mese. Secondo ItaliaOggi, nell’ultimo mese, 73.489 ragazzi tra 0 e 18 anni di età sono risultati positivi al Covid-19. Si tratta del 14,4% dei 510.347 nuovi casi in Italia negli ultimi 30 giorni.

La scuola non è un luogo sicuro

La tendenza ormai è chiara: secondo i dati dell’ISS relativi al periodo tra il 12 e il 25 ottobre, ben 27.131 positivi sono bambini e ragazzi di età scolare, il 16,1% di tutti i 168.518 casi del periodo.

Come spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria e membro del Cts: “adesso la percentuale dei contagi tra bambini e ragazzi in età evolutiva (0-18 anni) è in linea con quella dell’età generale della popolazione”.

Negare l’evidenza

La ministra sarebbe capace di affermare che tutte le persone in età scolare positive al Covid19 hanno contratto il virus fuori dalla scuola. La realtà però è un’altra: “La scuola non è affatto il posto più sicuro. In questo momento è un luogo come un altro” – come spiega il biologo molecolare Franco Bucci, professore presso la Temple University di Filadelfia.

La sua affermazione ha le sue basi in uno studio sui contagi nelle prime 5 settimane di avvio dell’anno scolastico, pubblicato insieme all’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola. I due autori dello studio hanno avuto difficoltà a reperire i dati sui contagi (si sono basati sui dati riscontrati nelle scuole delle province di Milano e Bergamo e della regione Lazio).

Secondo Antonella Viola, i dati “mostrano che le scuole non sono più protette del resto della comunità”, perché “il tasso di infezione scolastica appare seguire quello della comunità circostante”. Insomma, “nella scuola si è fatto né più né meno di quello che si è fatto all’esterno della scuola. Nulla di più” come aggiunge Bucci.

(da InfoDocenti.it)

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